tag:blogger.com,1999:blog-79343815031801121312024-02-02T14:11:48.313+01:00Il CapelvenereRecensioni e schede di letturaIl Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.comBlogger13125tag:blogger.com,1999:blog-7934381503180112131.post-31959095754106511632014-05-07T17:15:00.004+02:002014-05-07T21:00:56.428+02:00<div align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: x-large;">Il
senso di una fine</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Questo romanzo breve ha
vinto il più importante premio letterario inglese, il Man Booher
Prize. Julian Barnes, considerato un esponente della letteratura
postmoderna, rivela uno stile semplice, scarno ed elegante al tempo
stesso.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Ormai
giunto intorno ai sessant'anni, Tony Webster riceve una piccola
eredità: il diario di un lontano amico e compagno di studi, unito ad
una modica somma di danaro. Tony è stato citato nel testamento di
una signora - forse un poco eccentrica - da lui incontrata una sola
volta, quarant'anni addietro.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Adrian,
l'autore del diario, il più brillante e conteso fra i suoi amici, li
lasciò molto presto, morendo suicida a ventidue anni.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Lo
stesso Tony ammette la propria inferiorità rispetto ad Adrian;
laureatosi in storia, il destino, in realtà non gli ha riservato
eventi epici, anzi: un matrimonio, un divorzio, la pensione, la
solitudine. Nondimeno il suo bilancio è positivo: una vita trascorsa
“nella media”, ma, in conclusione, soddisfacente. Volgendosi al
passato, guarda con discreta indulgenza allo studente che fu, a colui
che, con semplicità, asseriva come la Storia fosse costituita solo
dalle menzogne dei vincitori. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
“<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: large;"><i>Da
giovani, ci inventiamo un futuro diverso per noi stessi; da vecchi,
un passato diverso per gli altri.” </i><span style="font-style: normal;">(</span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Julian
Barnes)</span></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Il futuro che ci si
inventa da giovani è necessario per affrontare gli imprevisti della
vita: ci aiuta a proseguire nel cammino, convinti che possa sempre
capitarci qualcosa di straordinario. Col trascorrere degli anni,
quando il futuro si trasforma nel nostro vissuto, si tende ugualmente
ad abbellirlo. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Il senso di una fine è
posto più volte al centro dell'attenzione: un ragazzino di sedici
anni, compagno di scuola di allora, morto impiccato, e il suicidio di
Adrian, la cui vita sembrava indirizzata verso una gloriosa meta. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: large;">I minimi dettagli con i
quali si prepara un suicidio, sono sufficienti a dare di esso una
spiegazione? E se un evento recente e circostanziato non riesce
comunque del tutto comprensibile, come può la Storia spiegare fatti
più lontani nel tempo e privi di attendibili testimonianze?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Questi non sono gli
unici interrogativi che l'autore pone al lettore.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Dal passato riemerge
Veronica, la fidanzata di un tempo, con la quale Tony visse
un'intensa e contrastante storia d'amore. Suo malgrado, è lei che
riporta a galla antiche questioni, costringendo Tony a riflettere su
cosa successe realmente all'epoca.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Il periodo trascorso
assieme è rivisto attraverso un'altra prospettiva: episodi allora
quasi irrilevanti, acquistano un diverso valore, una nuova accezione.
</span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Solo adesso il
protagonista comprende di avere valutato (e abbellito) il suo passato
da un solo punto di vista: il suo. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Anche se Tony Webster
scoprirà troppo tardi la vera ragione della morte di Adrian, potrà
comunque farne tesoro: dal momento che la storia di ognuno di noi è
unica, sforziamoci di trovare per essa una risposta, un significato;
un senso. Prima che giunga la fine. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Titolo: Il senso di una fine</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Autore: Julian Barnes</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Editore: Einaudi</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Anno: 2013</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Genere:
Narrativa</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-size: small;">Giudizio: Buono</span></span></div>
Il Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7934381503180112131.post-62865434268461783222013-08-27T20:58:00.003+02:002013-08-27T21:04:33.947+02:00<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: x-large;"> <span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Le
Vergini Suicide</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Quando
l'epilogo è già contenuto nel titolo di un libro, si presume che il
testo non riservi molte sorprese. Allo stesso modo, se la storia
riguarda la morte di cinque ragazze, inevitabilmente si affronterà
la lettura con una certa predisposizione d'animo. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">L'
autore Jeffrey Eugenides, con discreta maestria, riesce ugualmente a
cogliere l'attenzione del lettore, a creare l'attesa. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Le
cinque sorelle Lisbon sono descritte sommariamente: ciascuna si
distingue forse per un paio di caratteristiche fisiche o
caratteriali, ma in realtà, il vero protagonista è il gruppo,
l'unione di tutte loro. Un altro gruppo, questa volta di maschi,
compagni di scuola delle giovani, costituisce la voce narrante del
romanzo: costoro, volgendo lo sguardo al passato, vanno alla ricerca
di una spiegazione plausibile di quanto successe all'epoca. La storia
è ambientata in una non meglio precisata cittadina </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">americana,
a ridosso di un lago, intorno agli anni settanta. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">È
la stessa casa dei Lisbon a delineare la parabola discendente di
coloro che la abitano.</span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Unico
elemento visibile (la vita che si conduce al suo interno è preclusa
alla vista dei passanti e dei vicini), l'abitazione diviene il punto
focale della storia. Attorno a questa dimora, della quale si descrive
via via, e assai minuziosamente, lo sfacelo, si creano congetture
di ogni tipo. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Qualcosa
di simile viene raccontato nel romanzo di Harper Lee <i>Il buio oltre
la siepe</i>: la casa è il solo anello di congiunzione fra chi vi
vive segregato ed il resto del mondo; anche in questa circostanza vi
è una stretta relazione fra il declino dell'immobile e l'infelice
vita condotta al suo interno. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Il
primo suicidio, quello di Cecilia, la più piccola, segna il punto di
non ritorno: dopo di allora, la rispettabile famiglia Lisbon non sarà
più la stessa. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Dopo
l'iniziale, vano, tentativo di continuare a condurre una vita
normale, tutti i membri della famiglia si arrenderanno, incluse le
figlie, sebbene inizialmente più riluttanti.</span></div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Si
intuisce facilmente quanto sia difficile, per le ragazzine,
guadagnarsi uno scampolo di libertà, soprattutto rispetto a quella
goduta, al tempo, dai maschi loro coetanei. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">È
invece difficile capire quanto la prigionia nella quale si riduce
l'intera famiglia sia effettivamente consapevole e desiderata. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Se
da una parte l'incuria devasta l'esterno della casa, dall'altra
parte, al suo interno, questa si riempie di oggetti,
all’inverosimile. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Tutto
è permeato dalla presenza delle sorelle, costrette in angusti spazi:
vestiti, prodotti di bellezza, terraglie, cibo, rifiuti, sembrano
riprodursi senza posa, quasi a compensare, nell’abbondanza, la vita
di chi la abita, che invece si svuota gradualmente di significato. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Tutti
i tentativi di salvare Lux, Bonnie, Mary e Therese cadranno a vuoto,
ed i ragazzi potranno solo continuare a fantasticare davanti alla
porta di casa loro, che resterà costantemente chiusa, con le cortine
abbassate. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Titolo:
Le vergini suicide</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Autore:
Jeffrey Eugenides</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Editore:
Mondadori</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Anno:
1994</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Genere:
Narrativa</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Giudizio:
Buono</span></div>
</div>
</div>
</div>
Il Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7934381503180112131.post-26457272948366617412013-06-17T16:11:00.002+02:002013-06-17T16:14:02.530+02:00Scorpione<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">RECENSIONE:
</span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>“</i></span><span style="color: black; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><i>Massimo
Zaina (Friuli, 1964). Fa parte del contesto degli scrittori che
vivono in prima persona i fatti e le situazioni narrate. L'autore ha
vissuto per lunghi periodi all'estero, principalmente in Israele e
Londra; rientrato in Italia, ha studiato Architettura all'Università
di Venezia. Attualmente risiede e lavora a Madrid, città dalla quale
ha tratto spunto per la raccolta di racconti “</i></span></span><span style="font-size: large;"><i><span style="color: black;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Lo
scorpione”</span></span></i><span style="color: black;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><i>.
E' autore di “</i></span></span><i><span style="color: black;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Lightin'
Hopkins alle sette”</span></span></i><i><span style="color: black;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">,
“</span></span></span></i><i><span style="color: black;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">21
giorni”, “5° livello”, “Preferirei</span></span></i><i><span style="color: black;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><span style="font-style: normal;">
</span></span></span></i><i><span style="color: black;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">friggere
pancetta piuttosto che svuotare e disincrostare la Jacuzzi”.</span></span></i><span style="color: black;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><i>
Amante della letteratura americana, al momento sta scrivendo una
nuova raccolta di racconti. “</i></span></span></span></div>
<span style="font-size: large;">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">
<span style="color: black; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">Questo
si legge sul risvolto di copertina della raccolta di racconti
intitolata </span></span><span style="color: black; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><i>Lo
Scorpione. </i></span></span><span style="color: black; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;">L’influenza
della letteratura americana è piuttosto marcata: a </span></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Bukowski,
in particolare, è pure dedicata una citazione, riguardante il gentil
sesso: “</span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>le
donne hanno mandato sottoterra i migliori dei nostri.” </i></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">I
protagonisti di </span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>Una
disgrazia dopo l’altra, Una puttana veniale, Silvana Mangano, Un
lavoro come un altro</i></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">
bevono indifferentemente lattine di birra (in confezione da sei) o
superalcolici, sono uomini dal frasario semplice, frequentemente
intervallato da espressioni sboccate; e, manco a dirlo, apprezzano le
belle donne (soprattutto quelle formose, che si lasciano osservare
dal dirimpettaio, senza vergogna, mentre si fanno la doccia).
Individui privi di particolari interessi, che, insoddisfatti,
svolgono un banale lavoro; soggetti che si potrebbero definire, senza
tanti indugi, come degli “antieroi”. Personaggi molto simili a
quelli descritti da Raymond Carver, autore che fu tra i primi a
raccontare la disperazione di certa gente, quella che non appartiene
all’immagine patinata dell’America. ma che deve cercare di
sopravvivere all’alcool, ai conti di fine mese, ad una magra
esistenza. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Un
paio di “eroi”, tuttavia, nelle storie di Zaina, riusciamo ad
incontrarli: si pensi, ad esempio, a </span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>5°
livello</i></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">,
o al già citato </span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>Una
disgrazia dopo l’altra. </i></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">L’autore,
in ogni modo, preferisce descrivere persone non dotate di particolare
coraggio, che, più semplicemente, si trovano a dover affrontare
delle situazioni-limite; grazie ad un po’ di fortuna (e cervello),
questi usciranno indenni dal disastro imminente. Una comune
caratteristica dei personaggi di Zaina è la loro assoluta
“normalità”: si tratta per lo più di persone consce dei propri
limiti, che, in alcuni casi, cercano solo di sbarcare il lunario, ed
in altri, trovano rifugio in una seconda identità, per dimenticare
lo squallore della vita quotidiana, come succede in </span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>L’uomo
che sembrava Clint Eastwood. </i></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Lo
scrittore non smentisce il suo stile minimalista neppure nella
descrizione di veri e propri crimini: rapido e incisivo, non lascia
molto spazio alle proprie emozioni, limitandosi alla pura e semplice
rappresentazione. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">L’autore,
nei suoi scritti, non sembra inoltre dare particolare risalto alle
esponenti del sesso femminile: esse, solitamente, si distinguono per
le loro forme abbondanti ed una capacità intellettiva inversamente
proporzionale. Fatta eccezione per </span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>Impantanata</i></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">,
toccante racconto dedicato ad un’amica ormai scomparsa, le donne
fanno semplicemente da sfondo a delle vicende che si traducono tutte
al maschile: vicende ambientate in parte in Spagna ed in parte nel
Friuli. </span>
</div>
<span style="font-size: large;">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">All’afa
opprimente dell’Estramadura, che può scatenare istinti omicidi e a
cui si può far fronte solo bevendo della birra ghiacciata (</span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>Impianto
chimico Valdecavalleros</i></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">),
fa da contrappeso l’alba livida del nord est italiano, che tutti i
giocatori d’azzardo conoscono (</span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>Lo
scorpione</i></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">,
</span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>L’alba</i></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">):
</span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i> </i></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">in
ogni caso, Zaina non fa sconti per nessuno. Per chi sbaglia, il
prezzo da pagare è sempre molto alto.</span></div>
<span style="font-size: large;">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">
<span style="font-size: large;">“<span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><i>Levitai
silenziosamente, quasi sospeso ad una decina di metri dal suolo, in
pace con me stesso. Lontano vedevo le luci della frontiera con
Gorizia e ancora più dietro l’alba. Ripensai a mia madre e mi
chiesi se la luce dell’alba l’avrebbe incontrata nell’orto,
china sulle sue melanzane coperte dalla rugiada del mattino.”.</i></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><i> </i></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma, sans-serif;"><i>
</i></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua, serif; font-size: large;">Titolo
originale: Lo scorpione</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua, serif; font-size: large;">Autore:
Zaina Massimo</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua, serif; font-size: large;">Editore:
Ibiskos Editrice</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua, serif; font-size: large;">Anno
della prima pubblicazione: 2004</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua, serif; font-size: large;">Genere:
Narrativa</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua, serif; font-size: large;">Giudizio:
Buono </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0.49cm; margin-top: 0.49cm;">
<br /></div>
Il Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7934381503180112131.post-48730674035141646752013-03-03T18:36:00.000+01:002013-03-03T18:36:47.039+01:00Bergen<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizHghDhqU8cQ6KmlGXs5qN85fYNwn21uz2mmcCMt5g9-1WwgamK2iugXCMFGH9EGPm3xdHvqp3zkpirzWCBtnPuZf2IlYgqlUZj6Iv3JD7dlxjy5QQPKtaRuTQ6sGcKe5eWJS4bQUx7Rc/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="132" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizHghDhqU8cQ6KmlGXs5qN85fYNwn21uz2mmcCMt5g9-1WwgamK2iugXCMFGH9EGPm3xdHvqp3zkpirzWCBtnPuZf2IlYgqlUZj6Iv3JD7dlxjy5QQPKtaRuTQ6sGcKe5eWJS4bQUx7Rc/s200/images.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i><u>.. il nemico è scappato è vinto
è battuto </u></i>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i><u>dietro la collina non c'è più
nessuno </u></i>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i><u>solo aghi di pino e silenzio e
funghi ...</u></i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i>(F. De Gregori - Generale)</i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Bergen è una piccola città vicino ad
Hannover. La segnaletica che conduce al campo di concentramento dove
morì - fra gli altri - Anna Frank, é imprecisa e quasi assente.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non esiste una biglietteria (questa non
è un'attrazione turistica), solo una sala che raccoglie fotografie
d'archivio, e documenti.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Al sito vero e proprio si giunge
attraverso un breve tragitto; in totale, sono circa cinquantacinque
ettari di terreno.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
I miei occhi si posano su di un grande
prato (secondo le note esplicative, in origine questa era la "main
street" del campo, che aveva la funzione di suddividerlo in due
aree ben distinte).
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Un sentiero si snoda lungo tutto il
perimetro dell'area; dietro un cespuglio si trovano i ruderi dei
bagni, solitamente la prima tappa dei deportati.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Là dove nel 1945 sorgevano i depositi
e gli uffici amministrativi, là dove si trovavano le baracche dei
prigionieri, ora ci sono solo alberi.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Niente altro.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Più decentrati, l'obelisco dedicato
agli ebrei, e le fosse comuni.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E poi il verde, una leggera brezza, il
canto degli uccelli.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Terminata la visita, nel piazzale
antistante l'ingresso, incrocio una comitiva di anziani turisti che è
arrivata da poco. Fra questi, molti cominciano a scattare le prime
fotografie, quasi freneticamente.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Rimarranno delusi, come é giusto che
sia.
</div>
Il Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7934381503180112131.post-88093173882058913382012-12-07T20:58:00.001+01:002012-12-07T20:59:31.078+01:00<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: x-large;">Il
libro di sabbia</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">TRAMA:
</span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">È il fantastico il carattere
dominante di questi tredici racconti, cui se ne aggiungono altri
quattro in appendice mai radunati in un volume, in cui si concentrano
i temi e i simboli che a Borges sembrano connaturati. In "L'altro",
Borges settantenne, seduto su una panchina a Cambridge nel 1969,
discorre con se stesso ventenne, seduto su quella stessa panchina a
Ginevra nel 1918; nel "Libro di sabbia", il narratore
acquista un libro senza principio né fine, composto da un numero
infinito di pagine numerate arbitrariamente. Questi racconti
rappresentano un ritorno alle atmosfere lucidamente visionarie degli
scritti degli anni Quaranta. Ma diversa è la scrittura. Lo stile
piano, quasi orale, si congiunge con una trama impossibile.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">RECENSIONE:
</span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>Il libro di sabbia </i></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">fu
pubblicato per la prima volta nel 1975. L'editore Adelphi lo propone
con l'aggiunta, in appendice, d'altri quattro brevi racconti.
Borges, nella sua vita, scrisse effettivamente solo racconti,
convinto che questi, a differenza dei romanzi, "</span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>si
potessero abbracciare in un solo sguardo</i></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">".</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">L'amore
sconfinato per i libri emerge anche in quest'opera, a partire dal
titolo stesso. Del resto, poche definizioni del libro, inteso come
strumento, sono più efficaci rispetto a quella fornita dallo stesso
autore: "</span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>Il più
sorprendente fra i vari strumenti dell'uomo. Gli altri sono
estensioni del suo corpo. Il microscopio, il telescopio sono
estensioni della sua vista; il telefono, estensione della sua voce;
l'aratro e la spada, estensioni del suo braccio. Ma il libro è
un'altra cosa; il libro è un'estensione della memoria e
dell'immaginazione</i></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">."</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">In
un'atmosfera onirica s'intraprende il viaggio attraverso le
inquietudini, i paradossi e i temi ricorrenti dello scrittore. La
biblioteca, il labirinto, lo specchio, l'altro. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Numerosi
sono i riferimenti autobiografici. Nel racconto <i>L'altro </i>e in
<i>Venticinque agosto 1983 </i>il protagonista (Borges medesimo)
incontra un altro sé stesso in una diversa età: nel primo caso l'io
narrante è il sé più anziano, nel secondo esattamente il
contrario. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Ci
si è spesso chiesti se Borges fosse più filosofo o più scrittore.
Indubbiamente i suoi racconti, ricchi di citazioni, evidenziano la
sua raffinatissima erudizione.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">L'autore,
per sua stessa ammissione, cominciò molto presto ad interessarsi
alla filosofia. Nel racconto iniziale della raccolta, l'incontro fra
i due Borges avviene davanti ad un fiume: l'accenno al <i>tutto
scorre </i>di Eraclito, quindi, non risulta essere per nulla casuale.
</span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">I
riferimenti filosofici non finiscono qui. Il tema dell'infinito, che
l'autore propose in tante sue poesie, è ripreso anche ne <i>Il libro
di sabbia </i>e <i>Le tigri blu</i>. Nel primo si narra di un libro
costituito da un numero infinito di pagine, che si moltiplicano e
dividono a seconda del momento. Impossibile sperare di mettere ordine
fra le stesse pagine, poiché esse sono appunto come granelli di
sabbia, che si disperdono e si ricompongono, senza rispondere ad
alcuna legge fisica.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><i>Le
tigri blu</i> sono invece dischetti che, come le pagine del libro
citato, hanno il potere, una volta toccati, di moltiplicarsi e
dividersi senza un'apparente spiegazione logica. Il protagonista di
questo racconto, uno studioso di Spinoza, venutone in possesso, è
costretto a riconsiderare tutte le leggi della matematica, sovvertite
da questo bizzarro, e altrettanto inquietante, fenomeno. Alla fine,
non senza spavento, sarà costretto a rinunciare all'idea
dell'esistenza di un universo costruito "<i>more geometrico"</i>.
</span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Gli
altri racconti sono di minore spessore, ma non per questo meno
apprezzabili. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Il
cuore ed il senso del racconto fantastico è proprio questo: le leggi
che ci sono famigliari non sanno spiegare un determinato avvenimento.
Il lettore prova quindi una vera e propria esitazione fra la
spiegazione naturale e quella soprannaturale degli avvenimenti. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Spetta
a lui la scelta finale.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;">Buona
lettura. </span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif; font-size: large;">Titolo: Il libro di sabbia </span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif; font-size: large;">Autore: J.L.
Borges</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif; font-size: large;">
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif; font-size: large;">Editore:
Adelphi</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif; font-size: large;">
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif; font-size: large;">Anno:
2004</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Times,"Times New Roman",serif;">Genere: Fantastico<br />Giudizio: Ottimo</span> </span>
</div>
Il Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7934381503180112131.post-39287379449205156782012-07-08T17:22:00.006+02:002012-07-08T17:23:47.922+02:00La falce dell'ultimo quarto<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">TRAMA
: Stato della Chiesa, piena Restaurazione. Nulla scuote l'atmosfera
torpida della piccola città papalina in cui "gli anni sembrava
fossero di mille giorni e i giorni di cento ore". Ma in casa di
Bartolomeo Bartolini, ricco mercante di granaglie, non regna la pace:
Giacomo, l'amato nipote ventiduenne, dà allo zio un grattacapo
dietro l'altro. Non solo frequenta compagnie pericolose, ma fugge con
una cantante rossa di capelli e più vecchia di lui. Non minori
preoccupazioni, anche se di tutt'altro genere, dà al mercante il
figlio Orfeo, ventiseienne, che è solitario, dimesso e malinconico
quanto il padre è socievole, esuberante e collerico. L'unica arma
che ha Bartolomeo è il proprio testamento.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">RECENSIONE:
Piero Meldini, riminese, nato nel 1941, ha diretto per ben
venticinque anni la Biblioteca Gambalunghiana, nella sua stessa
città. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">In
detta Biblioteca, fondata nel Seicento, sono conservati importanti
manoscritti e fondi storici.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Questo
è un utile preambolo per meglio comprendere </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>La</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">
f</span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>alce dell'ultimo quarto</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">,
sua più recente fatica. Un'opera indiscutibilmente ben scritta, non
priva di riferimenti storici. Vi si narrano gli ultimi, tribolati,
anni di Bartolomeo Bartolini, agiato mercante, alla trepida ricerca
di un degno successore. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Dal
momento che Orfeo, il figlio legittimo, non sembra avere l'indole ed
il temperamento necessario per condurre gli affari, la scelta cade su
Giacomo, il nipote prediletto, già braccio destro di Bartolomeo.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Questi
gli somiglia sia fisicamente che nel carattere, comprese le
turbolenze della giovane età, caratterizzata dai colpi di testa,
l'amore per le belle donne e la buona tavola, oltre che per le
allegre compagnie. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Purtroppo
la fortuna sembra accanirsi contro i progetti di Bartolomeo. Ad ogni
rovescio della sorte, l'anziano commerciante apre il cassetto del
secrètaire dove tiene custodito il testamento, per aggiungervi nuove
modifiche.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Ad
ogni rocambolesca fuga del nipote, è convocato il Notaio, che,
secondo un solenne rituale, imprime freschi sigilli al testamento
rimaneggiato. Le ultime volontà, continuamente rivedute, quindi,
anziché rappresentare un sollievo per il vecchio Bartolini,
costituiscono il vero motivo della sua pena.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">A
tormentare il vecchio mercante, forse, è semplicemente l'horror
vacui, contro il quale neppure la religione sembra rappresentare un
valido rimedio. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Meldini
è pure saggista e giornalista. Si è occupato, oltre che di storia
contemporanea, anche d'alimentazione, e pare sia un esperto
cuciniere. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Ne
</span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>La falce dell'ultimo
quarto, </i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">infatti, non
mancano le tavole imbandite ("</span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>arrosti,
capponi</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"> </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>ripieni,
salse</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">, </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>bocche
di dama, mostaccioli, pinocchiate")</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">,
ed il protagonista sarà talvolta vittima della sua stessa crapula.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Una
preziosa fonte di notizie si è rivelata essere la Biblioteca
Gambalunghiana, sia per i dettagliati riferimenti alla toponomastica
della Rimini d'inizio Ottocento, sia per gli aneddoti riguardanti i
"tesori maledetti" celantisi nelle soffitte o sepolti nelle
cantine; racconti sospesi fra la superstizione da una parte e la
leggenda dall'altra.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Il
finale lascia il lettore nel dubbio, circa le sorti dell'intero
patrimonio dei Bartolini. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">E
lascia intendere una verità inconfessabile: in ognuno di noi
nasconde il desiderio di tracciare un piccolo segno del proprio
passaggio.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Ai
nostri discendenti, o alle nostre opere, affidiamo questa incombenza:
per garantirci, se non altro, una seppur piccola illusione
d'immortalità.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"> </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif; font-size: large;">Titolo:
</span><span style="font-family: Book Antiqua,serif; font-size: large;"><i>La falce dell'ultimo
quarto </i></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif; font-size: large;">Autore:
Piero Meldini </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif; font-size: large;">Editore:
Mondadori</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif; font-size: large;">Anno:
2004 </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif; font-size: large;">Genere:
Romanzo </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif; font-size: large;">Giudizio:
buono </span>
</div>Il Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7934381503180112131.post-90316844774082121922012-04-15T18:55:00.000+02:002012-04-15T18:56:58.334+02:00<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
<span style="color: purple; font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><b>Tutti i nomi</b></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><b> </b></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Stile
inconfondibile, sottilmente ironico, quello di Saramago: un ritmo
dapprima lento che si fa a poco a poco incalzante, una punteggiatura
costituita solo da virgole e punti, nonostante i numerosi dialoghi.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Fra
tutti i nomi cui il titolo si riferisce, il lettore ne conoscerà uno
solo, quello del protagonista: il Signor José.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">I
colleghi, i capi ed i vice saranno invece contraddistinti solo dai
loro incarichi; anche la donna sulle cui tracce si metterà lo
scritturale, rimarrà anonima. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">La
stessa città dove si svolge l'azione è indefinita, per di più come
sospesa, potremmo dire, fra passato e presente. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Due
imponenti edifici fanno da cornice all'intero romanzo: da una parte
la Conservatoria Generale dell'Anagrafe, e dall'altra, copia fedele,
gli uffici del Cimitero Generale.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">In
entrambi i casi, vi si accede varcando un identico portale, mentre,
all'interno, parallelo all'entrata, un bancone attraversa il grande
locale da una parete all'altra. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Dietro
il bancone trovano posto gli impiegati, secondo uno schema a
piramide, che segue la più rigida gerarchia, e al cui vertice si
trovano rispettivamente il Conservatore per la Conservatoria
dell'Anagrafe ed il Curatore per il Cimitero. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">La
Conservatoria Generale dell'Anagrafe, sebbene immensa, è fiocamente
illuminata, polverosa e malsana: le scartoffie hanno preso il
sopravvento, occupando gran parte dello spazio disponibile (in
assenza, si dovrà ammettere, di un efficace criterio di
catalogazione). L'atmosfera, al suo interno, è altrettanto cupa,
inesistenti i rapporti fra colleghi, soggiogati da un'austera
disciplina. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Vita
e morte si rincorrono, indissolubilmente appaiate, anche quando si
tratta della loro semplice registrazione su di un documento (nessuno
meglio di un addetto ai lavori può capire), poiché, come lo stesso
Saramago annota, sono i documenti che <i>“conferiscono esistenza
legale alla realtà dell'esistenza”.</i></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Legato
per logica conseguenza alla Conservatoria, è il Cimitero: un luogo
ameno, rispetto alla prima (la mente corre, per associazione, al
Cementerio dos Prazeres di Lisbona), che, privo ormai delle mura
perimetrali, si ramifica all'interno della città, ne modifica il
paesaggio, ne cambia i confini, si insinua nei campi e negli orti,
mescolando, irrimediabilmente, il mondo dei morti con quello dei
vivi. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">All'interno
del Cimitero pascolano quindi le pecore, crescono frondosi alberi,
scorrono ruscelli. Lungo i suoi interminabili viali passeggiano i
visitatori; insomma un luogo notoriamente deputato alla morte,
pullula invece di vita. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Il
tran tran quotidiano del Signor José, grigio scritturale ausiliario
della Conservatoria, sarà stravolto dall'ossessione per una donna
che lui nemmeno conosce, se non attraverso gli scarni dati di una
scheda anagrafica. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">José,
un uomo di mezza età, privo di affetti, che conduce una misera
esistenza - ma sempre nel pieno rispetto delle regole - d'un tratto
comincia a mentire, commette infrazioni, passa notti insonni, oppure
all'addiaccio. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">A
causa di questa ricerca, sulla quale si incaponisce, la sua vita
professionale comincia a risentirne; mentre è la sua vita privata a
guadagnarci, il Sig. Josè d'un tratto si scopre, con sua stessa
meraviglia, essere un uomo arguto: sa affrontare gli imprevisti,
pianifica le sue mosse, dissimula egregiamente. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Si
sente meno solo, perché stringe amicizia con un'anziana signora, e
comincia ad interrogarsi sull'amore. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">E
a riprova che vita e morte si intrecciano, sarà dalla morte di
un'altra persona, che la vita del Sig. Josè acquisterà finalmente
un senso. </span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Titolo
originale: Todos os nomes</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Autore:
José Saramago</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Editore:
Feltrinelli 2010</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Anno:
1997</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Genere:
Romanzo</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"> </span>
</div>Il Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7934381503180112131.post-1224334837429405572012-03-07T17:50:00.001+01:002012-03-07T17:54:12.225+01:00<br />
<div style="text-align: left;">
<b><span style="color: purple;"><span style="font-size: large;">La ragazza delle arance</span></span></b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">TRAMA:
</span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Georg
Røed ha quindici anni e conduce una vita tranquilla, come la maggior
parte dei suoi coetanei. Ma un giorno trova una lettera che suo padre
gli aveva scritto prima di morire e che aveva poi nascosto, affinché
il figlio la potesse trovare una volta grande. In questa lettera il
padre, Jan Olav, racconta la storia della "ragazza delle
arance", una giovane con un sacchetto di arance incontrata un
giorno per caso su un tram di Oslo e subito persa. Per Jan è un
colpo di fulmine. Georg si appassiona a questo racconto, che si
accorge riguardarlo molto da vicino e che pian piano gli svela ciò
che è accaduto prima della sua nascita; un racconto attraverso il
quale la voce del padre lo raggiunge da lontano facendolo riflettere
sul senso della vita.</span></span></div>
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Andalus;"></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">RECENSIONE
</span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Durante
un breve tragitto in tram, Jan Olav vide una misteriosa fanciulla, di
cui, subito, s’innamorò. In seguito la passione crebbe, nonostante
i pochi e fortuiti incontri, intervallati, per lo più, da molte e
vane ricerche. Ogni volta che s’imbatteva in lei, Jan notava che
questa reggeva un pesante involto, contenente delle arance:
innumerevoli, quindi, furono le congetture riguardo al possibile
utilizzo di quei frutti. Col trascorrere del tempo, la “ragazza
delle arance” riuscì a conquistare un posto sempre più importante
della vita di Jan Olav, al punto da rendersi insostituibile. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Molti
anni dopo, e conscio del fatto che la fine è ormai vicina, Jan Olav,
ora giovane padre di Georg, scrive una lunga lettera al figlio (che
ha poco più di tre anni), nella speranza che un giorno, non molto
lontano, questi la possa leggere. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Lo
scritto che Jan dedica al figlio è una sorta di testamento, morale e
spirituale: in esso, egli non solo rievoca il suo passato, e la
nascita di un grande amore, ma rende al contempo partecipe Georg del
proprio pensiero, della propria essenza.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Si
mostra come mai avrebbe osato mostrarsi se fosse sopravvissuto:
lascia libere le sue paure, i suoi dubbi, il suo entusiasmo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Molteplici
sono i suggerimenti contenuti nella lettera che il padre, dal
passato, invia al figlio: Georg, dopo averla letta, si sentirà più
maturo e consapevole. Guarderà ai suoi famigliari con occhi diversi,
e grazie alle parole del genitore, comprenderà come al mondo
esistano delle regole, e di come queste regole vadano rispettate,
pena l’eventuale perdita di tutto ciò per il quale si è tanto
lottato. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Jan
Olav, tuttavia, non si accontenta di richiamare alla mente eventi
dolci e dolorosi al tempo stesso; incalza il figlio con domande,
sempre più articolate, sul significato della vita.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Nel
periodo in cui la lettera fu scritta, il telescopio Hubble fu
lanciato in orbita, con il compito di trasmettere un numero
considerevole d’immagini dallo spazio: una specie di occhio umano,
che viaggia attraverso l’universo. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Jan
chiede dunque al figlio che ne è stato, a distanza di anni, di quel
telescopio: fatalmente il discorso si ampia, e Georg, grazie al
padre, comincia a riflettere sul concetto di “infinito”. L’essere
umano fatica a comprendere l’idea dell’immensità, sia spaziale
che temporale: nondimeno, egli ci si prova, mosso da un naturale
stimolo alla conoscenza. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Chi,
meglio di un ragazzino, è dotato della capacità di sorprendersi, di
conoscere, di meravigliarsi? </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">C’è
qualcosa che accomuna </span></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;"><i>La
ragazza delle arance</i></span></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">,
ultima fatica di Gaarder, e </span></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;"><i>Il
mondo di Sofia</i></span></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">,
l’opera che ha decretato la fama internazionale dell’autore: la
storia prende il via grazie ad una lettera, e questa lettera ha, come
destinatario, un adolescente. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">In
entrambi i casi i ragazzi sono spinti se non alla risoluzione di
importanti quesiti, per lo meno alla riflessione su di essi.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">La
vita, seppur considerando l’irrimediabilità della morte, è
paragonabile ad un biglietto della lotteria: e, se pensiamo alla
bellezza della natura e dell’esistenza stessa, non può che
trattarsi di un biglietto vincente.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: large;">Un
biglietto che vale sempre la pena giocare: questo è l’insegnamento
di un racconto toccante e ricco di poesia</span>.</span></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Titolo
originale: Appelsinpiken</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Autore:
Gaarder Jostein</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Editore:
Longanesi</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Anno
della prima pubblicazione: 2004</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Genere:
romanzo</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Giudizio:
Ottimo</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>Il Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7934381503180112131.post-1653059485545739592012-02-07T21:34:00.003+01:002012-02-11T17:19:14.261+01:00L'iguana<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;">I</span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">l
romanzo di Anna Maria Ortese, </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>L’iguana</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">,
si compone di ventiquattro capitoli, i cui primi otto uscirono a
puntate sul “Mondo” fra l’ottobre e il novembre 1963. Il libro
fu poi pubblicato da Vallecchi nel 1965. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">La
trama è allegorica e di non semplice interpretazione, perché
caratterizzata dai continui passaggi dal piano della realtà a quello
del fantastico, e da una difficile collocazione temporale. Questo, in
breve, il sunto.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Don
Carlo Ludovico Aleardo di Grees, dei duchi d’Estremadura Aleardi,
nonché conte di Milano, intraprende un lungo viaggio attraverso il
Mediterraneo, alla ricerca di nuove terre da acquistare. Egli è un
affermato architetto, e compie la sua annuale crociera nell’intento,
su suggerimento materno, di arricchire il patrimonio di famiglia.
Daddo, così è altrimenti chiamato il conte, è spinto anche da un
altro progetto: quello di ritrovare, per poi dare alle stampe,
qualche scritto inedito. Adelchi, giovane editore, amico milanese del
Daddo, è, infatti, alla ricerca di un prodotto che possa sorprendere
il pubblico: un’opera, come suggerisce egli stesso, che “</span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>manifesti
la rivolta dell’oppresso</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">”.
</span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Il
panfilo del conte salpa alla volta della Sardegna, prosegue poi lungo
la costa spagnola, e giunge, alla fine, nei pressi di alcune isole
portoghesi. Una in particolare, non segnata sulla carta nautica,
sembra destare il suo interesse. Si tratta dell’isola di Ocaňa, un
piccolo promontorio a forma di “corno”, sulle cui spiagge Daddo
approda senza indugio, attratto dall’aspetto forse un poco sinistro
del luogo. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Qui
incontra il marchese don Ilario Jimenez, con i suoi fratelli Felipe e
Hipolito. Costoro, della casata dei Guzman, sono i proprietari
dell’isola, sulla quale vive anche un’altra creatura: trattasi di
una donna-rettile, un’iguana, per la precisione, che ha il compito
di badare all’umile dimora del marchese. Il conte Aleardo, mosso a
compassione per la sorte della servetta, decide di prendersi cura di
lei, e per fare ciò si dice disposto anche a riscattarla, per poi
condurla con sé a Milano. Nel frattempo, approfondendo la conoscenza
con Don Ilario, Daddo scopre che il marchese si diletta nella
composizione di alcuni poemi. Le sue liriche, dal sapore antico,
richiamano alla memoria ben altri capolavori, ma appaiono al conte
Aleardo meritevoli di una tale considerazione, da fargli vagheggiare
futuri successi editoriali in patria. La prospettiva di un immediato
e sostanzioso guadagno non sembra però interessare Don Ilario e i
suoi fratelli: caduti ormai in miseria, i signori dell’isola si
sono ridotti a venderla ad una facoltosa famiglia. Il contratto sarà
suggellato dal matrimonio di Don Ilario con la figlia dei ricchi
acquirenti. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">L’unico
problema resta l’eventuale sistemazione dell’iguana, cui in
passato il marchese sembra essere stato molto affezionato: un
sentimento che, per misteriose ragioni, è poi mutato, fino a
trasformarsi in repulsione e ostilità, tanto da degradare l’animale
al ruolo di sguattera. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Nell’arco
di un solo giorno gli eventi precipitano, ad un punto tale da
condurre il conte alla soglia della pazzia. Egli, colto da strane
visioni, non riuscirà più a distinguere tra la dimensione della
realtà e quella del sogno. Infine, in pieno delirio, troverà la
morte cadendo nel pozzo, nell’estremo tentativo di salvare
l’iguana. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Il
simbolismo de </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>L’iguana
</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">coincide con la scelta
stessa dell’animale come protagonista (l’essere ambiguo, tema
caro all’Ortese, ricorrerà anche nell’altra sua famosa opera, </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>Il
Cardillo innamorato</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">).
Sotto svariate forme, sia che si tratti di una donna-rettile, o di un
serpente, o di una lucertola (che, sebbene in miniatura, rimanda ad
un altro essere fantastico, il drago), tutti questi animali
rappresentano l’emblema stesso del male, la sua incarnazione. È
inoltre superfluo ricordare come la natura negativa e doppiamente
tentatrice del serpente e della donna siano di chiara derivazione
cristiana. Nel caso specifico, però, l’iguana fa parte della
categoria degli oppressi, e non degli oppressori. Quasi priva della
parola (salvo qualche interiezione: i suoi “</span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>nao,
nao, nao…</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">”), essa
accetta di buon grado quello che il destino le riserva; nel suo
sguardo - gli occhietti “scuri e dolorosi” - si può leggere
tutta la sua rassegnazione. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Paola
Azzolini</span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7934381503180112131#sdfootnote1sym" name="sdfootnote1anc"><sup>1</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">,
esaminando il testo dell’Ortese, suggerisce altre metafore: fra
queste, il pozzo, luogo spesso citato nelle antiche fiabe, che a sua
volta rimanda all’acqua, elemento cui l’iguana ineluttabilmente
appartiene. L’impossibile accoppiamento fra l’uomo e la bestia,
altro tema tipicamente fiabesco: da qui la redenzione dell’iguana,
che, grazie al sacrificio finale di Daddo, si trasformerà in una
vera e propria donna. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Questo
leggiamo nell’affettuosa e partecipe introduzione che il poeta
Dario Bellezza, amico fraterno, dedica ad Anna Maria, in un’edizione
de </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>L’iguana</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">
datata 1978: </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;">“</span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>Nella
polemica fra natura e cultura la Ortese ci da in regalo questo essere
mostruoso, mezzo umano e mezzo animale, che sa soffrire e piangere
come in un’infanzia smarrita la certezza di un bene inarrivabile
anche se qualcuno pensasse di attribuirsi il Male.”</i></span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;"><i><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7934381503180112131#sdfootnote2sym" name="sdfootnote2anc"><sup>2</sup></a></i></span></sup></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Bellezza
si riferisce alla denuncia, neppure troppo velata, che l’Ortese
inserisce nelle prime pagine de </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>L’iguana</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">:
</span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>“(…) vale la pena di
accennare ad una strana confusione che dominava allora la cultura
lombarda, e condizionava perciò l’editoria, su ciò che si deve
intendere per oppressione e conseguente rivolta. (…) i Lombardi
avevano per certo che un mondo oppresso abbia qualcosa da dire </i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">(…)”</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Miseria,
dolore, solitudine costellarono la vita di Anna Maria Ortese,
scrittrice autodidatta ed appartata, per quanto vincitrice di alcuni
Premi letterari. La vita e la scrittura furono per lei inscindibili,
anche se, nei rari casi in cui non riuscì ad onorare i propri
impegni, non mancò di entrare in polemica con le stesse case
editrici per cui lavorava. Questo, infatti, soleva dire di sé: “Si
scrive perché si cerca compagnia, poi si pubblica perché gli
editori danno un po’ di denaro”.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Fu
per sottrarsi alla sua triste realtà, che cercò rifugio
nell’immaginazione: la dolce, esotica storia dell’iguana ne è un
mirabile esempio. </span>
</div>
<div id="sdfootnote1">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7934381503180112131#sdfootnote1anc" name="sdfootnote1sym">1</a>
Cfr. P. Azzolini.
http://www.storiadelledonne.it/attanasio/azzolini.html</div>
</div>
<div id="sdfootnote2">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7934381503180112131#sdfootnote2anc" name="sdfootnote2sym">2</a>
Dario Bellezza – Introduzione a <i>L’iguana </i>– Rizzoli
Editore Milano 1978
</div>
</div>Il Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7934381503180112131.post-25069098963961875632012-02-07T21:14:00.004+01:002012-02-11T17:19:23.633+01:00Dopodomani<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">TRAMA:
Due amici si incontrano dopo anni di lontananza. Un vecchio smagrito
come un chiodo che nuota in un mondo tutto suo. Un tipo con gli occhi
di pietra scavata che, di traverso alla morte, trova la vita.
Valentina che a sedici anni è madre di due gemelli. L’Olanda. Un
motorino. Gli zoo, giardinetti di periferia. Il mitico bidello con la
caramella in bocca. Una psicologa in versione Tinto Brass … </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">RECENSIONE:
“</span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>Dopodomani</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">
è un intrecciarsi delle storie di tre ragazzi molto diversi, alla
ricerca di un senso, di una bussola nella vita.” </span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7934381503180112131#sdfootnote1sym" name="sdfootnote1anc"><sup>1</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">
</span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Sono
le stesse parole dell’autore a fornirci una traccia per la lettura
della sua ultima fatica, in ordine di tempo, pubblicata da “Il
Foglio”. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">A
soli ventiquattro anni, infatti, Luca Pizzolitto è già al suo terzo
lavoro: un romanzo, </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>Ballando
al buio </i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">pubblicato nel
2002 e un’antologia di racconti, </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>Cielo
giallo, mare blu</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">, uscita
nel 2003. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Ora
è la volta di </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>Dopodomani</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">:
una storia, o meglio, più storie, ambientate nella periferia di
Torino. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Il
tutto è registrato con gli occhi e le parole di un diciannovenne: la
naja, lo studio, la famiglia, gli amici, l’amore, l’impegno
sociale. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Un
linguaggio che corre veloce, e sembra non doversi fermare mai. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Matteo
è la voce narrante: il vortice dei suoi pensieri, delle sue parole,
investe il lettore. Musica, letteratura, filosofia: Pizzolitto da
prova di esserne un consumatore onnivoro. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Le
citazioni vanno da Buzzati, a Bakunin, a Pennac; passando per </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>Il
grande Gatsby </i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">di</span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>
</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Fitzgerald, Italo
Calvino, la logica di Hegel e, buon ultimo, Friedrich Nietzsche. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Per
non dimenticare i </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>Clash </i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">e
i </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>Velvet underground. </i></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">I
dialoghi sono serrati, i personaggi sufficientemente tratteggiati:
gli si può rimproverare solo qualche leggera sbavatura, qualche tono
enfatico, che il tempo e l’esperienza provvederanno sicuramente a
sanare. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>Dopodomani</i></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">
è un romanzo da consigliarsi soprattutto a chi ventenne non è più.
</span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">Può
rappresentare un piccolo saggio, utile, però, </span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">ad
aprire una breccia, attraverso la quale conoscere i sogni, e le paure
dei giovanissimi. Utile, magari, anche a comprenderli. </span>
</div>
<div id="sdfootnote1">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7934381503180112131#sdfootnote1anc" name="sdfootnote1sym">1</a><span style="font-family: Book Antiqua,serif;">
http://www.stradanove.net/news/testi/vips-03a/vaspa2703030.html</span><br />
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;"> </span><br />
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;"> </span><br />
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;"> </span><br />
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Titolo:
Dopodomani</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Autore:
Luca Pizzolitto</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Editore:
Ass. Culturale Il Foglio</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Anno
della prima pubblicazione: 2004</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Genere:
Narrativa</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Giudizio:
Buono</span></div>
</div>
</div>Il Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7934381503180112131.post-92062619067383268962012-02-07T21:12:00.001+01:002012-02-11T17:19:32.320+01:00Il buio e la colomba. Storie del presente remoto<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;">TRAMA:
</span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">In
questo volume, sono contenuti i racconti che hanno vinto il premio
Giuseppe Giusti per la narrativa inedita (2000) e altri, che hanno
ricevuto, singolarmente, altri premi e segnalazioni. "Il buio e
la colomba": premio "In-edito Holden" e un premio al
Ceppo Proposte; "Il ventiseiesimo colloquio", secondo
classificato al premio Lovecraft; "Con la luna e senza luna,
signor tenente" e "Carne", pubblicati nell'antologia
"Onda lunga"; "L'assedio e la cometa" finalista
nel concorso "Le storie del novecento"; "Memoria
esaurita", vincitore del premio Holden - Giallo Cremona";
"Il dodicesimo anniversario", finalista del premio
Pordenone.it. La raccolta include inoltre racconti più recenti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">RECENSIONE
Basta sfogliare </span></span><span style="font-family: Tahoma,sans-serif; font-size: large;"><i>Il
buio e la colomba</i></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">
per entrare in contatto con un intero universo: quello che l’autore
identifica col “presente remoto”, come evidenziato nel
sottotitolo. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">La
narrazione di Selleri non può certo dirsi rilassante, anzi, più
spesso lascia perfino sgomenti; eppure è trascinante, davvero
coinvolgente.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Il
libro è popolato da uomini in giacca e cravatta, giovani schiavi ai
semafori, ragazzi di strada, impasticcati e ladruncoli per necessità,
prostitute; amanti gelosi, amanti assassini, amanti assassinati. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Gli
ambienti sono fra i più diversi: i motel, i quartieri residenziali,
i cantieri abbandonati, la metropolitana, l’aperta campagna. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Ai
racconti di Selleri ben si adatta una definizione che appartiene a
Flannery O’ Connor: “Un racconto implica sempre, in forma
drammatica, il mistero della personalità” </span></span><span style="font-size: large;"><sup><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;"><a class="sdfootnoteanc" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7934381503180112131#sdfootnote1sym" name="sdfootnote1anc"><sup>1</sup></a></span></sup></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">.
</span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Quasi
tutti i personaggi, sia quelli solo abbozzati, sia quelli meglio
descritti, paiono avvolti in un alone di mistero. Sono tutti
caratterizzati da una solitudine che non è puramente e solo fisica,
ma che sembra appartenere più all’anima che al corpo; una
solitudine che sovente si traduce nella mancanza di una qualsiasi
forma di moralità.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Il
sangue scorre a fiumi, imbrattando gli eleganti divani di lindi
appartamenti borghesi, le anonime stanze d’albergo, il sudicio
asfalto delle tante periferie che incombono sulle metropoli. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Si
resta impotenti di fronte a tanta efferatezza; passando da una storia
all’altra (una sequenza simile a quella di tanti cortometraggi) si
prova talora un senso di smarrimento, sebbene, dei fatti narrati, si
possa solo restare increduli testimoni. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">La
morte è spesso preceduta dal sesso, se non addirittura a questo
inesorabilmente collegata. D’altra parte, se il trapasso non
avviene in modo violento, esso è in ogni caso indotto da una vita
d’eccessi o da speranze andate irrimediabilmente deluse. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">L’autore
è senz’altro dotato di grande padronanza linguistica, e non solo
perché spazia fra i vari dialetti, la parlata gergale e quella
colta, ma soprattutto perché riesce ad interpretare, efficacemente,
i singoli punti di vista del variegato mondo che rappresenta.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Ad
esempio: la maestria dello scrittore raggiunge il suo apice dove
riesce a rendere convincente finanche il pensiero estetico di una …
tazza di porcellana. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Ne
</span></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;"><i>La
padrona</i></span></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">,
infatti, il commento del dramma che si sta consumando è affidato
all’oggetto che si trova riposto in una credenza, e che funge, suo
malgrado, da spettatore; beffardamente, per altri protagonisti (più)
“umani” del libro, non si può vantare lo stesso raziocinio, come
nel caso di </span></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;"><i>Con
la luna o senza la luna, Signor tenente.</i></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Oppure
si pensi alle voci che descrivono il cantiere abbandonato – nel
quale hanno trovato rifugio – e che appartengono a creature fra
loro del tutto dissimili; due cani randagi ed una ragazzina che, per
sopravvivere, è costretta a prostituirsi. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">In
altri racconti, invece, il segnale di una lucida follia, o
dell’effetto distruggente della droga, è dato dall’incalzante ed
ipnotico ripetersi d’alcune esclamazioni (</span></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;"><i>Il
merlo d’Augusta, La bella morte</i></span></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">);
fatta eccezione per </span></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;"><i>Memoria
esaurita</i></span></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">,
nel quale il riproporsi dell’identica frase costituisce il fulcro
della narrazione stessa. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Resta
al lettore il compito di interrogarsi sulla realtà che gli si
mostra: essa è aderente alla nostra quotidianità, oppure è un poco
romanzata?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">Su
di un importante particolare, ad ogni modo, io credo, si può essere
concordi: </span></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;"><i>Il
buio e la colomba</i></span></span><span style="font-family: Verdana,sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Tahoma,sans-serif;">
è una raccolta di bellissimi racconti. </span></span>
</div>
<div id="sdfootnote1">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7934381503180112131#sdfootnote1anc" name="sdfootnote1sym">1</a>
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">F. O’ Condor : Nel territorio del
diavolo – Ed. Minimum fax Roma pag. 63</span><br />
<br />
<br /></div>
<div class="sdfootnote">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Titolo:
Il buio e la colomba. Storie del presente remoto </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Autore:
Selleri Aldo </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Editore:
Lampi di stampa – Collana: I libri di Alice.it </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Anno
della prima pubblicazione: 2004 </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Genere:
Narrativa</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Giudizio:
Ottimo</span></div>
<div class="sdfootnote">
<br /></div>
</div>Il Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7934381503180112131.post-23673462212574097442012-01-23T16:19:00.001+01:002012-02-11T17:19:40.559+01:00La doppia vita di Vermeer<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Book Antiqua,serif;"><span style="font-size: large;">TRAMA: Jan Vermeer di Delft è uno dei pittori più enigmatici, misteriosi e ambigui della storia dell'arte. Anche oggi la sua vita resta avvolta nell'oscurità, e ancor più la sua carriera artistica. Morto in disgrazia nel 1675, dimenticato per due secoli, viene riscoperto solo nella seconda metà dell'Ottocento. In breve tempo la sua fama cresce a dismisura, anche per merito dell'ammirazione che gli tributano scrittori celebri come Marcel Proust. Ma questo libro racconta soprattutto un'altra storia, la storia incredibile di Han van Meegeren, artista olandese del Novecento che, per vendicarsi dei critici che avevano stroncato il suo lavoro di pittore tradizionalista nel secolo delle avanguardie, dipinge una serie di falsi Vermeer.<br /><br />RECENSIONE: Attraverso trecento anni, Luigi Guarnieri racconta la vita del pittore Jan Vermeer, proseguendo poi con quella più turbolenta di Han van Meegeren, divenuto il falsario più noto e più pagato del ventesimo secolo. <br />La lunga storia si snoda tra mercanti d'arte e collezionisti, pittori falliti e genii incompresi. Per prendersi gioco e vendicarsi di critici di fama mondiale, che a suo tempo lo hanno screditato come pittore, van Meegeren crea dei mirabili falsi, costruiti, è il caso di dire, a "regola d'arte". A cominciare dai colori, non sintetici, bensì prodotti secondo i metodi in uso nel Seicento. Per non parlare della tecnica di "invecchiamento" rapido dei dipinti. La maestrìa di van Meegeren consiste, infatti, nello spacciare i suoi quadri, appena realizzati, per opere risalenti ad almeno tre secoli prima. Un lavoro certosino, dove nulla è lasciato al caso. Il falsario dipinge su tele del Seicento: asporta quasi completamente il soggetto originario e riproduce, in perfetto "stile Vermeer", temi di chiara ispirazione biblica.<br /><br />"Imparare a guardare, (…) è la base dell'apprendimento di qualsiasi arte, tranne la musica (…)"<span style="color: #b45f06; font-size: x-small;">3</span><br /><br />Per meglio comprendere ed apprezzare La doppia vita di Vermeer è consigliabile sfogliare, contemporaneamente, un catalogo dei dipinti del grande pittore (o fare una ricerca in internet). L'operazione si rende utile poiché l'autore fa continui riferimenti ai particolari di ogni singola tela. Vi si descrivono minuziosamente il colore (preferiti il giallo ed il blu oltremare), il sapiente uso della luce, la prospettiva (per la quale Vermeer usava dei geniali accorgimenti).<br />Il racconto si fa sempre più descrittivo: una parola corrisponde, sovente, ad una pennellata. L'unione fra la letteratura e la pittura, in questo caso, è suggellata dall'ampia digressione dedicata a Proust.<br />Marcel Proust, nella sua Recherche, fa menzione della Veduta di Delft, uno dei quadri più famosi e controversi di Vermeer. Uno dei suoi personaggi, infatti, morirà subito dopo avere contemplato questo dipinto, nella vana ricerca di un particolare che forse non è mai nemmeno esistito.<br />Del resto, non stupiamoci: letteratura e pittura si sono spesso comparate, nel corso del tempo. Molti scrittori, del resto, furono anche pittori: ricordiamo, solo per citarne alcuni, Montale, Ungaretti, Moravia, Gatto, Zavattini, Buzzati, Lalla Romano.<br />Il fenomeno che lega il romanzo a un dipinto (o a un celebre pittore) è relativamente recente.<br />Autori come Buzzati e Calvino, ad esempio, hanno fatto pure loro ricorso "all'interazione fra parola ed immagine". <span style="color: #b45f06; font-size: x-small;">2</span> <br />Tracy Chevalier ha ottenuto grande successo di vendita pubblicando, per restare in argomento, La ragazza con l’orecchino di perla. Lo stesso percorso pare sia stato intrapreso da Susan Vreeland, con La Passione di Artemisia (che ha un illustre precedente in Artemisia, scritto negli anni Quaranta da Anna Banti). <span style="color: #b45f06; font-size: x-small;">3</span><br />In questa circostanza un'arte - la letteratura - si pone al servizio di un'altra arte - la pittura.<br />Chi è appassionato di entrambe le arti, apprezzerà in modo particolare La doppia vita di Vermeer, peraltro di godibilissima lettura.</span></span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Book Antiqua,serif;"><br /></span></span><br />
<br />
<div id="sdfootnote1">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7934381503180112131#sdfootnote1anc" name="sdfootnote1sym">1</a><span style="font-family: Book Antiqua,serif;">
F. O' Connor </span><span style="font-family: Book Antiqua,serif;"><i>Nel
Territorio del diavolo - Sul mistero di scrivere </i></span><span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Ed.
Minimum fax Roma 2003</span></div>
</div>
<br />
<div id="sdfootnote2">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7934381503180112131#sdfootnote2anc" name="sdfootnote2sym">2</a>
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">cfr l' articolo di Francesca di
Mattia, www.railibro.rai.it</span></div>
</div>
<br />
<div id="sdfootnote3">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=7934381503180112131#sdfootnote3anc" name="sdfootnote3sym">3</a>
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">cfr. Francesca di Mattia, articolo
citato.</span><br />
<br />
<br />
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Titolo:
La doppia vita di Vermeer</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Autore:
Luigi Guarnieri</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Editore:
Mondadori</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Anno:
2004</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Genere:
Narrativa</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Book Antiqua,serif;">Giudizio:
molto buono</span></div>
<br />
<br /></div>
</div>Il Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7934381503180112131.post-21447649169600354552012-01-23T15:12:00.000+01:002012-02-11T17:19:47.400+01:00Il Castello d’acqua<br />
<span style="font-size: large;">TRAMA: "L'Esposizione torinese di cui si parla nel romanzo "Il Castello d'Acqua", che Mario Lattes (1923-2001) ha lasciato inedito tra le sue carte, è quella Universale del 1911. C'è dunque un tempo, c'è un décor, c'è una famiglia, c'è un protagonista, c'è una terza persona che racconta. Ma tutto si muove in una dimensione "altra", simbolica, di allarme e di attesa senza fine. Concepita come lo sfondo lungo il quale navigano brandelli di mondo e di figure (la Belle Époque, il fascismo, l'impero, la guerra di Spagna, le leggi razziali, la seconda guerra mondiale), la storia si converte nella dimensione visionaria del miraggio." (Giovanni Tesio)</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span><br />
<span style="font-size: large;">RECENSIONE: Non è facile accostarsi alla lettura de Il Castello d’acqua. Non è facile impossessarsi delle decine, delle centinaia di parole che servono a descrivere un disagio, e che sembrano inseguire, talvolta con affanno, i ricordi. </span><br />
<span style="font-size: large;">Mario Lattes, a detta dei suoi biografi, fu un autore “scomodo”: amato dalla critica ma sconosciuto al grande pubblico. Si cimentò anche nella pittura, e suo è il quadro (La Torre di Babele) riprodotto in copertina.</span><br />
<span style="font-size: large;">Questa è un’opera inedita, pubblicata a tre anni dalla morte del suo autore. È una storia autobiografica; quella di un ragazzo d’origine ebrea, che condurrà con successo, fino all’ultimo, la celebre casa editrice torinese “Lattes”. </span><br />
<span style="font-size: large;">Torino, appunto. La città fa da sfondo al racconto delle vicende di Agur e dei membri della sua famiglia. Il capoluogo si riconosce nella descrizione dei palazzi, nella quasi maniacale elencazione delle vie, il cui nome, in parte, non esiste più: il tempo ha provveduto a cancellarlo e a sostituirlo.</span><br />
<span style="font-size: large;">Torino ha dato i natali a grandi scrittori; fra questi, Cesare Pavese, Primo Levi, Pitigrilli. Gli ultimi due erano di origine ebrea, come lo fu Natalia Ginzburg, palermitana, ma torinese di adozione. Superfluo aggiungere che la comunità ebrea, in Italia e nel resto del mondo, ha sempre prodotto cultura: “L'abitudine a leggere, scrivere e studiare agevola l’integrazione con la cultura circostante”.1 </span><br />
<span style="font-size: large;">Anche la Storia fa da sfondo al romanzo di Lattes, che inizia con una data precisa, quella dell’Esposizione Universale di Torino, nel 1911. I suoi protagonisti si aggirano fra i padiglioni della grande Mostra, perdendosi e ritrovandosi; e muovendosi quasi in una dimensione onirica, là dove invece imperano la realtà, il Progresso.</span><br />
<span style="font-size: large;">E poi la Storia: la Grande Guerra, il ventennio fascista prima e le leggi razziali poi, fino alla fuga di Lattes/Agur, e la sua salvezza (troverà rifugio a Roma, e sarà più fortunato di tanti altri ebrei che saranno invece deportati). </span><br />
<span style="font-size: large;">Questi importanti avvenimenti fanno da cornice ad una narrazione complessa e sofferta. </span><br />
<span style="font-size: large;">La scansione temporale è data, piuttosto, dalla minuta descrizione (a volte impietosa, come può esserlo quella di un giovane, di fronte alla vecchiaia) fatta da Agur sull’incanutirsi delle chiome e l’avvizzirsi della pelle dei propri cari. Anche l’elenco dei diversi arredi: “… stoffa che foderava la toilette, velata di tulle bianco a incrostazioni di mussola (…)” e “ (…) già presenti il sofà Covercover in Rofoam strato isolante di Dacron (…) le sedie accatastabili in Cyclac rosso.” indica, senza dover ricorrere ad altre parole, il trascorrere del tempo. </span><br />
<span style="font-size: large;">Agur appare insofferente alle regole, talvolta distaccato, insensibile nei confronti dell’altrui sorte. Nei ricordi dell’autore si affastellano frasi ascoltate e ripetute per anni dai congiunti o dagli amici di famiglia, motti e gesti che si sono poi conservati nella sua memoria: inevitabile il richiamo a quel Lessico familiare della già citata Ginzburg, che peraltro trascorse parte della sua vita proprio nella Via Pallamaglio (ora Via Morgari) citata dallo stesso Lattes. </span><br />
<span style="font-size: large;">Il nostro autore racconta una familiarità che è tutta contenuta nel rito pasquale delle azzime, nella lettura dei versi al Tempio, nella scelta del vestiario. </span><br />
<span style="font-size: large;">La difficile punteggiatura, le esclamazioni che erompono a metà pagina, il balletto dei caratteri minuscoli e maiuscoli non impauriscano il lettore.</span><br />
<span style="font-size: large;">Della scrittura di Lattes ci si può lentamente impossessare. Centellinandola, assorbendola. </span><br />
<span style="font-size: large;">Allo stesso modo si può fare con la storia della sua vita.</span><br />
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<span style="font-size: small;"><span style="color: black;">Titolo: Il Castello d’acqua</span> </span></div>
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<span style="font-size: small;"> Autore: Mario Lattes</span></div>
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<span style="font-size: small;">Editore: Aragno</span><br />
<span style="font-size: small;"> Anno: 2004</span></div>
<div style="color: black; font-family: Verdana,sans-serif;">
<span style="font-size: small;">Genere: Narrativa</span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Verdana,sans-serif;">Giudizio: Buon</span>o</span></div>Il Capelvenerehttp://www.blogger.com/profile/08554779249406648491noreply@blogger.com0