TRAMA
: Stato della Chiesa, piena Restaurazione. Nulla scuote l'atmosfera
torpida della piccola città papalina in cui "gli anni sembrava
fossero di mille giorni e i giorni di cento ore". Ma in casa di
Bartolomeo Bartolini, ricco mercante di granaglie, non regna la pace:
Giacomo, l'amato nipote ventiduenne, dà allo zio un grattacapo
dietro l'altro. Non solo frequenta compagnie pericolose, ma fugge con
una cantante rossa di capelli e più vecchia di lui. Non minori
preoccupazioni, anche se di tutt'altro genere, dà al mercante il
figlio Orfeo, ventiseienne, che è solitario, dimesso e malinconico
quanto il padre è socievole, esuberante e collerico. L'unica arma
che ha Bartolomeo è il proprio testamento.
RECENSIONE:
Piero Meldini, riminese, nato nel 1941, ha diretto per ben
venticinque anni la Biblioteca Gambalunghiana, nella sua stessa
città.
In
detta Biblioteca, fondata nel Seicento, sono conservati importanti
manoscritti e fondi storici.
Questo
è un utile preambolo per meglio comprendere La
falce dell'ultimo quarto,
sua più recente fatica. Un'opera indiscutibilmente ben scritta, non
priva di riferimenti storici. Vi si narrano gli ultimi, tribolati,
anni di Bartolomeo Bartolini, agiato mercante, alla trepida ricerca
di un degno successore.
Dal
momento che Orfeo, il figlio legittimo, non sembra avere l'indole ed
il temperamento necessario per condurre gli affari, la scelta cade su
Giacomo, il nipote prediletto, già braccio destro di Bartolomeo.
Questi
gli somiglia sia fisicamente che nel carattere, comprese le
turbolenze della giovane età, caratterizzata dai colpi di testa,
l'amore per le belle donne e la buona tavola, oltre che per le
allegre compagnie.
Purtroppo
la fortuna sembra accanirsi contro i progetti di Bartolomeo. Ad ogni
rovescio della sorte, l'anziano commerciante apre il cassetto del
secrètaire dove tiene custodito il testamento, per aggiungervi nuove
modifiche.
Ad
ogni rocambolesca fuga del nipote, è convocato il Notaio, che,
secondo un solenne rituale, imprime freschi sigilli al testamento
rimaneggiato. Le ultime volontà, continuamente rivedute, quindi,
anziché rappresentare un sollievo per il vecchio Bartolini,
costituiscono il vero motivo della sua pena.
A
tormentare il vecchio mercante, forse, è semplicemente l'horror
vacui, contro il quale neppure la religione sembra rappresentare un
valido rimedio.
Meldini
è pure saggista e giornalista. Si è occupato, oltre che di storia
contemporanea, anche d'alimentazione, e pare sia un esperto
cuciniere.
Ne
La falce dell'ultimo
quarto, infatti, non
mancano le tavole imbandite ("arrosti,
capponi ripieni,
salse, bocche
di dama, mostaccioli, pinocchiate"),
ed il protagonista sarà talvolta vittima della sua stessa crapula.
Una
preziosa fonte di notizie si è rivelata essere la Biblioteca
Gambalunghiana, sia per i dettagliati riferimenti alla toponomastica
della Rimini d'inizio Ottocento, sia per gli aneddoti riguardanti i
"tesori maledetti" celantisi nelle soffitte o sepolti nelle
cantine; racconti sospesi fra la superstizione da una parte e la
leggenda dall'altra.
Il
finale lascia il lettore nel dubbio, circa le sorti dell'intero
patrimonio dei Bartolini.
E
lascia intendere una verità inconfessabile: in ognuno di noi
nasconde il desiderio di tracciare un piccolo segno del proprio
passaggio.
Ai
nostri discendenti, o alle nostre opere, affidiamo questa incombenza:
per garantirci, se non altro, una seppur piccola illusione
d'immortalità.
Titolo:
La falce dell'ultimo
quarto
Autore:
Piero Meldini
Editore:
Mondadori
Anno:
2004
Genere:
Romanzo
Giudizio:
buono