Tragedia
russa
Breve riassunto
Aldo
Lamberti è un reduce della campagna di Russia: partito dal Piemonte
nell'estate del 1942, pochi mesi dopo (gennaio 1943), a causa della
disfatta sul Don, tenta di fare ritorno a casa con altri commilitoni.
Lungo
il difficile cammino, scampa alle imboscate dei partigiani russi,
sotto le quali, invece, cadono molti suoi cari amici. Il freddo e la
fame avranno invece la meglio anche su altri giovani soldati.
Dopo
la resa viene fatto prigioniero e condotto nei campi di lavoro
forzato. Debilitato nel fisico, successivamente sarà trasferito in
ospedale, da dove, una volta ristabilitosi, sarà destinato, ancora,
al campo di concentramento.
Il
reduce ricorda, con dovizia di particolari, la fame patita, i magri
pasti, le ferite, la malattia e le cure fornitegli.
Un
racconto a tratti commovente, che si conclude, dopo tante peripezie,
con il rimpatrio di Aldo.
Analisi tecnica
La
storia di Lamberti è stata raccolta dallo scrittore Simone di
Maggio.
La
lettura di Campo 29/3 non è sempre scorrevole.
Oltre
ad alcuni refusi (o evidenti errori di battitura), si segnala l’uso
non sempre corretto della punteggiatura; mentre, d’altro canto, vi
si trovano alcune frasi o locuzioni non particolarmente felici. Ad
esempio: “esecrazione a questi fatti...”; “ci unimmo al grosso,
tirando un grosso respiro di sollievo”; “passeggiando
beffardamente per il campo”, “ottima bravura”. (è impossibile
effettuare richiami corretti poiché le pagine non sono state
numerate).
Talvolta
si alternano indifferentemente passato prossimo e passato remoto.
Non
va dimenticato che la voce narrante è quella di un uomo nato nel
1920, senza molti anni di scuola alle spalle, e qualche errore può
essere giustificabile, oltre che lecito.
L’intero
testo necessiterebbe di una corposa revisione editoriale, soprattutto
riguardo ai tagli: se da una parte, infatti, riferire le emozioni e
le sensazioni provate dal protagonista può essere utile per una
maggiore comprensione e coinvolgimento da parte del lettore,
dall’altra ripetere lo stesso concetto, più e più volte, risulta
tanto laborioso quanto inutile.
Genere
Si
tratta di un racconto-testimonianza consistente: più di 301 mila
battute.
Un
genere letterario non nuovo, e facile da reperire.
In
particolare, appare evidente il collegamento a Il
Sergente sulla neve di
Mario Rigoni Stern.
Considerato
che entrambi hanno vissuto lo stesso dramma (Rigoni Stern scrive di
avere incontrato, durante la marcia, “la divisione Cuneense” di
Lamberti), si può supporre che, da un lato, chi lo ha scritto vi si
sia ispirato, mentre, di converso, è un’ulteriore conferma della
veridicità, nonché drammaticità, di quanto descritto.
Mi
riferisco in particolare alle razzie dei favi di miele nelle isbe,
alla comune paura di addormentarsi nella tormenta senza più
svegliarsi, allo scarso equipaggiamento descritto.
Campo
29/3 non
è privo di alcuni spunti di riflessione: vi si narra del ripetuto
sfruttamento dei prigionieri, e di come i frequenti maltrattamenti
inducano molti alla pazzia.
Tornano
alla memoria i romanzi di Primo Levi (La
tregua, Se questo è un uomo),
poiché gli spostamenti dei prigionieri di guerra non sono molto
dissimili da quelli degli ebrei deportati, così come le loro
condizioni all'interno dei campi di concentramento.
Considerazioni finali
Allo
stato attuale non se ne consiglia la pubblicazione, poiché, come già
scritto, un “editing” è necessario. A parere di chi scrive, il
testo potrebbe essere corredato da fotografie, e da una cartina che
meglio evidenzi le varie tappe della spedizione, oltre che del
ritorno.
Si
potrebbe ipotizzare una pubblicazione a puntate, oppure come allegato
a quotidiani o riviste.
Si
è del parere, infatti, che il racconto di un dramma che ha
profondamente segnato la vita di un uomo, meriti rispetto, e
considerazione.
Una
Vita
Breve riassunto
Dopo
aver perso il marito in un tragico incidente, Maria resta sola con
una figlia piccola cui badare. Una coppia di affettuosi amici si
prende cura di lei, la sostiene nei momenti più difficili,
permettendole in tal modo di trovare un lavoro e di rifarsi una vita.
Gli
anni passano, e Giada, la figlia, dopo aver conseguito brillantemente
la laurea, ottiene un ottimo impiego. Incontra presto l'amore, che
culmina col matrimonio e con la nascita di due gemelli. La scena
finale ritrae molti dei personaggi del racconto, riuniti nel giardino
della splendida villa che Giada ha ricevuto in eredità, oltre alla
conduzione dell'azienda stessa, dal suo datore di lavoro.
Analisi tecnica
Purtroppo
la lettura non è scorrevole, perchè ostacolata da numerosi errori
ortografici. grammaticali, e di sintassi. Fra i più frequenti, si
segnala la preposizione “a” preceduta dalla lettera “h”. Una
corretta punteggiatura è quasi assente, e non rispetta neppure
alcune semplici regole dattilografiche (ad esenpio: inserire lo
spazio immediatemente dopo il segno di interpunzione).
Spesso
non viene rispettata la “consecutio temporum”; inoltre l' autore
si attarda nella descrizione di alcuni semplici episodi, mentre
sorvola sul trascorrere di interi anni. Questi ripetuti salti
temporali rendono discontinua la narrazione.
Individuare
un punto mediano - o “di non ritorno” - della vicenda è
estremamente difficile, poiché non esiste un episodio di particolare
rilievo, o che imprima una vera e propria svolta alla storia.
L'
identificazione stessa della protagonista non è sicura: l'attenzione
si sposta sucecssivamente da Maria, la madre, a Giada, la figlia.
Genere
Poiché
il lieto fine giunge in modo abbastanza scontato, la memoria corre al
genere fiabesco.
A
modesto parere di chi scrive, però, eccettuata la morte del
capofamiglia, da cui si origina lo stato di bisogno, le tribolazioni
descritte sono ridotte al minimo.
Le
protagoniste non devono superare prove severe per il raggiungimento
della felicità: l'invidia e la cattiveria, per loro fortuna, non le
sfiorano neppure. La mancata divisione fra buoni e cattivi, e di
conseguenza, l'assemza di una morale, fanno sì che questo racconto
non possa considerarsi una vera e propria fiaba.
Considerazioni finali
La
trama è banale e non avvince il lettore.
Non
se ne suggerisce la pubblicazione, se non a condizione di riscrivere
“ex novo” la storia, con un particolare riguardo agli errori
ortografici, di lessico e sintassi.
Si
suggerisce inoltre, di vivacizzare la narrazione stessa, che al
momento si rivela una semplice sequenza di fatti, privi, fra l'altro,
di una vera e propria riflessione da parte dell'autore.
Protezione speciale
Protezione speciale
Claudio
Neverich, ispettore di polizia, scrive le sue memorie: il passaggio
dall'antiterrorismo al nucleo operativo protezione pentiti della
mafia.
Il
romanzo è diviso in quattro parti
- L'ultimo appostamento
- Missione di pace
- Il Colonnello Carrese
- Macchie
Parte
I Ultimo appostamento
Si
narra dell'ultima missione guidata dall' ispettore, poiché, dopo
questa, sarà affidato ad altri incarichi. Una squadra di quattro
poliziotti sta pedinando e sorvegliando, ormai da alcuni mesi, due
presunti terroristi; finalmente arriva il momento cruciale, quello
dell'arresto. Un arresto che si svolge con ordine, determinazione e
coraggio: si assicurano i malviventi alla giustizia, e si sventa
l'assassinio del nipote di un Ministro.
A
capo dell' operazione c'è Neverich che, durante il suo operato, non
ha rispettato le indicazioni del suo superiore, il Vicequestore.
Mentre però quest'ultimo si prenderà tutto il merito, Neverich sarà
trasferito ad un'altra sezione.
L'autore
descrive lo stato penoso in cui versava l'abitazione dell'ispettore,
e di come questi dia una bella ripulita. Il protagonista si appresta
quindi a tornare ad una vita normale, dopo mesi di assenza da casa e
pure da sé stesso.
Parte
II Missione di pace
Prima di cambiare
incarico, l'ispettore si prende un mese di vacanza al mare,
nonostante sia novembre. Si rifugia in un piccola casa sulla
spiaggia, messagli a disposizione da Samuele, un amico fraterno. Lì
vicino abita anche la madre di Neverich, trasferitasi col padre molti
anni addietro. Il tempo trascorre fra passeggiate, incontri con gli
amici (scopre che Samuele sarà presto padre: la notizia lo lascia
attonito, forse anche un po' invidioso) e lunghe telefonate all'amata
Lisa, che non ha potuto raggiungerlo perchè impegnata in un lungo
lavoro (il recupero di un affresco presso una chiesa in una sperduta
località montana).
In questa sezione
conosciamo meglio il protagonista: le vicende della sua famiglia, la
malattia del padre e la sua morte. La solitudine, forse desiderata,
della madre ed, infine, la solitudine di Neverich stesso.
Dallo scritto trapelano
anche amarezza, tristezza, infelicità, ma al tempo stesso la
consapevolezza, e il desiderio del protagonista, di dare una svolta
alla propria esistenza.
Parte
III Il Colonnello Karrese
Tornato a casa,
Neverich scopre qual è la sua nuova destinazione. In questa sezione
di circa cento pagine, apprenderemo, assieme al protagonista, quali
saranno i suoi compiti, conosceremo i suoi superiori ed i nuovi
colleghi.
Rivede la fidanzata
Lisa, che però gli comunica la sua imminente partenza per la
Sicilia, dove rimarrà qualche mese: l'ispettore viene lasciato
ancora una volta da solo, ad affrontare le incognite del suo nuovo
incarico.
Questa sezione è
dedicata al Colonnello Carrese: il superiore viene sommariamente
tratteggiato da un punto di vista fisico, mentre da un punto di vista
caratteriale, nonché morale, la descrizione sarà estremamnete
accurata.
Tutto depone a sfavore
di questo nuovo personaggio, a partire dal suo primo incontro (se non
addirittra dal colloquio telefonico) con Neverich.
Carrese è un militare
prestato al Nucleo Operativo, e militarmente lo dirige, lasciando
intendere di esserne il capo assoluto. Pare sia inflessibile, e
richieda il massimo rispetto, oltre alla massima obbedienza.
Sovrintende a tutto: dalla firma del foglio presenze da parte dei
sottoposti ad inizio giornata, al controllo totale degli
incartamenti; la posta in entrata ed uscita, i permessi, le
circolari.
Il personale è tutto
nelle sue mani e ne fa ciò che vuole, sebbene molti dei suoi
sottoposti abbiano, a loro volta, una certa esperienza per quel tipo
di mansione.
Carrese è descritto
come una persona maleducata, che non perde occasione per umiliare il
prossimo, e non accetta alcun tipo di interferenza.
Assieme allo stesso
Neverich, il lettore viene messo al corrente delle sue nuove
incombenze: Il Nucleo prende in carico i pentiti di mafia con le
rispettive famiglie, procura loro una nuova casa e una nuova
identità, lontano dai luoghi di origine. Neverich fa la spola
dall'ufficio alle nuove residenze di ciascuno dei protetti, per
provvedere alle loro necessità.
Parte
IV Macchie
Quarta
ed ultima sezione: la più lunga ed anche la più difficile.
A pagina 188, il punto
di svolta: Carrese ottiene il collegamento ad internet, strumento che
lui potrà utilizzare in esclusiva, ed a cui nessun altro ha
l'accesso.
Comuncia la descrizione
della sua “discesa negli inferi”; presto scopre i siti
pornografici che, col trascorrere del tempo, animano le sue
ossessioni. In partcolare è attratto da una pornoattrice che ha una
rana tatuata sulla schiena, e della quale collezione centinaia di
foto.
Nel frattempo un nuovo
pentito, con i due figli, viene trasferito ed affidato al Nucleo.
Angela, la
primogenita, si
distingue per la notevole avvenenza; quando Carrese la incontra, nota
immediatamente che una rana è tatuata sul polso della ragazza:
questa è la molla che farà scattare la sua libidine.
Angela subirà ripetute
violenze e sevizie da parte del Colonnello, ed in un'occasione il
fratellino stesso di Angela assisterà alla scena.
Carrese, per garantirsi
un potere maggiore sulla ragazza, che invano cerca di ribellarsi,
ordina di far uccidere il padre di Angela.
Nell'agguato, Angela
rimarrà ferita ed il fratellino sarà rapito.
Le violenze a danno
della ragazza quindi proseguono, fino a quando il Colonnello non sarà
ucciso a sua volta.
Il protagonista si
sente responsabile della morte del suo superiore, poiché, per
vendicare Angela, non ha esitato a mettere il suo potenziale
assassino sulle tracce del Colonnello.
Dopo la morte di
Carrese, Neverich lascia il corpo di polizia, e cambia vita. Si
trasferisce al mare con Lisa, vicino alla madre ed al suo migliore
amico. Mancano pochi giorni al parto di Lisa, ed alla casina (cui
sono stati aggiunti un piccolo bar con ristoro: il nuovo lavoro dell'
ex-ispettore) compare uno strano personaggio, che si limita a
lasciare sul tavolo delle monetine, per un totale di 30 centesimi,
senza bere neppure un caffè.
Fino al 2002 trenta lire
era il costo di una pallottola.
STRUTTURA DEL TESTO E
COMMENTO
Come anticipato, il
testo si divide in quattro sezioni: non più di cinquanta pagine –
ciascuna - le prime tre; oltre duecento pagine l'ultima parte; uno
squilibrio che si rispecchia anche nei contenuti; le prime tre sono
scorrevoli, la quarta è indubbiamente più complessa.
Nell'insieme si tratta
di un lavoro ben scritto e non si rilevano particolari errori
ortografici o di sintassi; anche la punteggiatura, salvo qualche
eccezione (ad esempio due sole parole chiuse da un punto, che
costituiscono una frase) è ben utilizzata.
Osserviamo, di seguito,
le caratteristiche comuni a tutto il romanzo:
I dialoghi sono
contrassegnati da una semplice lineetta; spesso occupano l'intera
pagina, e si svolgono senza che l'autore faccia alcun riferimento
all'azione di chi parla, o alla sua mimica facciale: tutto questo
appesantisce il testo, e rende meno fluida e non sempre di immediata
comprensione la lettura.
I paragoni, le
metafore:
I citofoni ispirano
l'autore, oltre a quello cromato del Palazzo delle Orfane, vi è
quello antropomorfo di Via Galimberti [pag. 2: “fili neri e rossi
come nervi scoperti di occhi strappati dal muro” … “pulsante
del terzo piano (altro bulbo oculare svuotato)”]; senza dimenticare
una valigia mezza aperta “come una bocca che desidera solo sputare
…” pag.86.
I colleghi di lavoro ed
il Colonnello Carrese sono ripetutamente paragonati a degli animali,
(seguono alcune citazioni):
Pag. 94 “...un
documento che passa freneticamente di mano in mano. Come una
scatoletta di carne data in pasto ad un branco di gatti randagi.”
Il Colonnello si
contraddistingue per il suo “bercio animalesco” col quale chiama
un collega che è “una specie di ariete” Pag 94.
Carrese, è anche il
“mamba più velenoso” pag. 96; un “pescespada dentro un banco
di cefali “ pag. 103; un feroce domatore “in mezzo a tutte queste
bestie in cattività” pag. 108; mentre a pag. 171 Carrese ha
addirittura “le solite squame sulla faccia” ed è un “barracuda
argentato” pg. 197
Cito anche una metafora,
di pag, 195: “La protezione dello Stato, col passare del tempo, gli
è diventata stretta, come un paio di mutande sbagliate, E
ultimamente lo irrita, come se fossero di lana infeltrita”.
Sebbene paragoni e
metafore siano accettabili, e a volte istruttive, va rilevato che
l'autore vi ricorre con troppa insistenza.
La
logica:
Dal punto di vista del
contenuto, non sempre gli episodi si susseguono seguendo un filo
logico: l'ispettore, nonostante abbia compiuto una brillante
operazione, viene poi sollevato dall'incarico e destinato a
tutt'altre mansioni. I motivi che determinano questo spostamento sono
discutibili, e francamente, poco credibili; Neverich probabilmente
non andava promosso, ma sicuramente non meritava una punizione.
A causa del suo stesso
lavoro, il protagonista entra in contatto con personaggi fra loro
molto diversi, nonchè interessanti dal punto di vista narrativo.
Nonostante questo, dopo una sommaria descrizione, tutti vengono
abbandonati e mai più ripresi (si pensi allo stesso Guerrini, alla
Boni, a Ercolani, Ginostra, etc); nel contesto della narrazione
questo risulta abbastanza strano, perchè l''incarico di Neverich
consiste proprio nel far periodicamente visita sempre agli stessi
assistiti.
Riguardo il rispetto del
senso logico, diverse pagine (forse troppe) sono spese per descrivere
l'episodio dell'installazione del collegamento ad internet nell'
ufficio di Carrese.
Non va dimenticato che
uno strumento come il web, ormai, è entrato nella nostra
quotidianità (quasi tutti gli uffici pubblici l'hanno in dotazione);
in questo caso sarebbe stato meglio fornire una precisa connotazione
temporale (siamo forse intorno agli anni 2000?).
Manca una precisa
indicazione del luogo in cui si svolge l'azione (si intuisce sia la
città di Torino), anche se questo, probabilmente, rafforza l'idea
che il Nucleo operi in una zona considerata “protetta”.
L'autore parla
attraverso il protagonista, l'ispettore Claudio Neverich, e quindi in
prima persona: una scelta abbastanza usuale, soprattutto nella
“letteratura gialla”.
Ad un certo punto, l'io
narrante diventa onnisciente: descrive azioni e fatti che il
protagonista non può assolutamente conoscere, neppure per interposta
persona, e che invece ci racconta con dovizia di particolari, come ad
esempio l'ossessione di Carrese.
Nella parte finale si
torna al punto di vista di Neverich, senza però avvisare il lettore.
“Macchie”, la
quarta parte, e l'interruzione
Come già accennato, la
quarta parte, consta di duecento pagine, non sempre di facile
lettura.
Le macchie sono quelle
con cui Andrea, il fratellino di Angela, provato dall'uccisione di
entrambi i genitori, comincia a parlare, e con le quali si
identifica.
Macchie è anche il
capitolo nel quale le ossessioni del Colonnello Carrese prendono
corpo, attraverso quello oltraggiato di Angela.
Chi scrive ha interrotto
la lettura a pagina 297, senza riprenderla per giorni: è il punto in
cui si narra dell'uccisione di Graziano Saraceno nel piazzale del
supermercato (anche la moglie era stata uccisa in quel modo), del
ferimento di Angela e del rapimento di Andrea.
Non mi ha fatto
desistere la descrizione del crimine (non particolarmente efferato,
fra l'altro), bensì l'esasperazione dei toni, la minuziosa e lunga
descrizione di un Carrese invasato, schiavo della propria lussuria:
un personaggio sopra le righe, cui nulla viene concesso (e perdonato)
dall'autore, e che per questo risulta poco credibile.
La sensazione di
fastidio è rimasta anche dopo aver terminato il romanzo.
Per certi versi è come
se le premesse fossere state disattese: a parere di chi scrive, non
vi è soluzione di continuità fra i primi due capitoli (che
potrebbero cositituire un racconto a sé) e gli ultimi.
Considerazioni
finali
Il romanzo inizia
ispirandosi al genere poliziesco, poi si perde; e con esso il
lettore, che si sente anche un poco tradito.
Vi sono alcune
divagazioni (troppo lunghe) e, di converso, un paio di
personaggi-chiave (la madre, Lisa) solo tratteggiati.
Un'opera che merita
sicuramente attenzione e che potrebbe essere pubblicata se l'autore
smussasse certi angoli, riducesse lunghe descrizioni, e, per certi
aspetti, seguisse maggiormente un filo logico, come già si è detto.
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