mercoledì 7 marzo 2012


La ragazza delle arance


TRAMA: Georg Røed ha quindici anni e conduce una vita tranquilla, come la maggior parte dei suoi coetanei. Ma un giorno trova una lettera che suo padre gli aveva scritto prima di morire e che aveva poi nascosto, affinché il figlio la potesse trovare una volta grande. In questa lettera il padre, Jan Olav, racconta la storia della "ragazza delle arance", una giovane con un sacchetto di arance incontrata un giorno per caso su un tram di Oslo e subito persa. Per Jan è un colpo di fulmine. Georg si appassiona a questo racconto, che si accorge riguardarlo molto da vicino e che pian piano gli svela ciò che è accaduto prima della sua nascita; un racconto attraverso il quale la voce del padre lo raggiunge da lontano facendolo riflettere sul senso della vita.

RECENSIONE
Durante un breve tragitto in tram, Jan Olav vide una misteriosa fanciulla, di cui, subito, s’innamorò. In seguito la passione crebbe, nonostante i pochi e fortuiti incontri, intervallati, per lo più, da molte e vane ricerche. Ogni volta che s’imbatteva in lei, Jan notava che questa reggeva un pesante involto, contenente delle arance: innumerevoli, quindi, furono le congetture riguardo al possibile utilizzo di quei frutti. Col trascorrere del tempo, la “ragazza delle arance” riuscì a conquistare un posto sempre più importante della vita di Jan Olav, al punto da rendersi insostituibile.
Molti anni dopo, e conscio del fatto che la fine è ormai vicina, Jan Olav, ora giovane padre di Georg, scrive una lunga lettera al figlio (che ha poco più di tre anni), nella speranza che un giorno, non molto lontano, questi la possa leggere.
Lo scritto che Jan dedica al figlio è una sorta di testamento, morale e spirituale: in esso, egli non solo rievoca il suo passato, e la nascita di un grande amore, ma rende al contempo partecipe Georg del proprio pensiero, della propria essenza.
Si mostra come mai avrebbe osato mostrarsi se fosse sopravvissuto: lascia libere le sue paure, i suoi dubbi, il suo entusiasmo.
Molteplici sono i suggerimenti contenuti nella lettera che il padre, dal passato, invia al figlio: Georg, dopo averla letta, si sentirà più maturo e consapevole. Guarderà ai suoi famigliari con occhi diversi, e grazie alle parole del genitore, comprenderà come al mondo esistano delle regole, e di come queste regole vadano rispettate, pena l’eventuale perdita di tutto ciò per il quale si è tanto lottato.
Jan Olav, tuttavia, non si accontenta di richiamare alla mente eventi dolci e dolorosi al tempo stesso; incalza il figlio con domande, sempre più articolate, sul significato della vita.
Nel periodo in cui la lettera fu scritta, il telescopio Hubble fu lanciato in orbita, con il compito di trasmettere un numero considerevole d’immagini dallo spazio: una specie di occhio umano, che viaggia attraverso l’universo.
Jan chiede dunque al figlio che ne è stato, a distanza di anni, di quel telescopio: fatalmente il discorso si ampia, e Georg, grazie al padre, comincia a riflettere sul concetto di “infinito”. L’essere umano fatica a comprendere l’idea dell’immensità, sia spaziale che temporale: nondimeno, egli ci si prova, mosso da un naturale stimolo alla conoscenza.
Chi, meglio di un ragazzino, è dotato della capacità di sorprendersi, di conoscere, di meravigliarsi?
C’è qualcosa che accomuna La ragazza delle arance, ultima fatica di Gaarder, e Il mondo di Sofia, l’opera che ha decretato la fama internazionale dell’autore: la storia prende il via grazie ad una lettera, e questa lettera ha, come destinatario, un adolescente.
In entrambi i casi i ragazzi sono spinti se non alla risoluzione di importanti quesiti, per lo meno alla riflessione su di essi.
La vita, seppur considerando l’irrimediabilità della morte, è paragonabile ad un biglietto della lotteria: e, se pensiamo alla bellezza della natura e dell’esistenza stessa, non può che trattarsi di un biglietto vincente.
Un biglietto che vale sempre la pena giocare: questo è l’insegnamento di un racconto toccante e ricco di poesia.


Titolo originale: Appelsinpiken
Autore: Gaarder Jostein
Editore: Longanesi
Anno della prima pubblicazione: 2004
Genere: romanzo
Giudizio: Ottimo