domenica 8 luglio 2012

La falce dell'ultimo quarto


TRAMA : Stato della Chiesa, piena Restaurazione. Nulla scuote l'atmosfera torpida della piccola città papalina in cui "gli anni sembrava fossero di mille giorni e i giorni di cento ore". Ma in casa di Bartolomeo Bartolini, ricco mercante di granaglie, non regna la pace: Giacomo, l'amato nipote ventiduenne, dà allo zio un grattacapo dietro l'altro. Non solo frequenta compagnie pericolose, ma fugge con una cantante rossa di capelli e più vecchia di lui. Non minori preoccupazioni, anche se di tutt'altro genere, dà al mercante il figlio Orfeo, ventiseienne, che è solitario, dimesso e malinconico quanto il padre è socievole, esuberante e collerico. L'unica arma che ha Bartolomeo è il proprio testamento.

RECENSIONE: Piero Meldini, riminese, nato nel 1941, ha diretto per ben venticinque anni la Biblioteca Gambalunghiana, nella sua stessa città.
In detta Biblioteca, fondata nel Seicento, sono conservati importanti manoscritti e fondi storici.
Questo è un utile preambolo per meglio comprendere La falce dell'ultimo quarto, sua più recente fatica. Un'opera indiscutibilmente ben scritta, non priva di riferimenti storici. Vi si narrano gli ultimi, tribolati, anni di Bartolomeo Bartolini, agiato mercante, alla trepida ricerca di un degno successore.
Dal momento che Orfeo, il figlio legittimo, non sembra avere l'indole ed il temperamento necessario per condurre gli affari, la scelta cade su Giacomo, il nipote prediletto, già braccio destro di Bartolomeo.
Questi gli somiglia sia fisicamente che nel carattere, comprese le turbolenze della giovane età, caratterizzata dai colpi di testa, l'amore per le belle donne e la buona tavola, oltre che per le allegre compagnie.
Purtroppo la fortuna sembra accanirsi contro i progetti di Bartolomeo. Ad ogni rovescio della sorte, l'anziano commerciante apre il cassetto del secrètaire dove tiene custodito il testamento, per aggiungervi nuove modifiche.
Ad ogni rocambolesca fuga del nipote, è convocato il Notaio, che, secondo un solenne rituale, imprime freschi sigilli al testamento rimaneggiato. Le ultime volontà, continuamente rivedute, quindi, anziché rappresentare un sollievo per il vecchio Bartolini, costituiscono il vero motivo della sua pena.
A tormentare il vecchio mercante, forse, è semplicemente l'horror vacui, contro il quale neppure la religione sembra rappresentare un valido rimedio.
Meldini è pure saggista e giornalista. Si è occupato, oltre che di storia contemporanea, anche d'alimentazione, e pare sia un esperto cuciniere.
Ne La falce dell'ultimo quarto, infatti, non mancano le tavole imbandite ("arrosti, capponi ripieni, salse, bocche di dama, mostaccioli, pinocchiate"), ed il protagonista sarà talvolta vittima della sua stessa crapula.
Una preziosa fonte di notizie si è rivelata essere la Biblioteca Gambalunghiana, sia per i dettagliati riferimenti alla toponomastica della Rimini d'inizio Ottocento, sia per gli aneddoti riguardanti i "tesori maledetti" celantisi nelle soffitte o sepolti nelle cantine; racconti sospesi fra la superstizione da una parte e la leggenda dall'altra.
Il finale lascia il lettore nel dubbio, circa le sorti dell'intero patrimonio dei Bartolini.
E lascia intendere una verità inconfessabile: in ognuno di noi nasconde il desiderio di tracciare un piccolo segno del proprio passaggio.
Ai nostri discendenti, o alle nostre opere, affidiamo questa incombenza: per garantirci, se non altro, una seppur piccola illusione d'immortalità.

 
Titolo: La falce dell'ultimo quarto
Autore: Piero Meldini
Editore: Mondadori
Anno: 2004
Genere: Romanzo
Giudizio: buono

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